“Luca è un uomo di 37 anni, sposato e con una figlia. È un architetto capace, ben integrato professionalmente e con una vita sociale soddisfacente. Racconta di aver sempre avuto una particolare attenzione al suo stato di salute, ma che con la paternità qualcosa sarebbe cambiato. Nei primi anni di vita la figlia ha avuto un problema di salute che ha richiesto un piccolo intervento chirurgico. Sebbene il problema diagnosticato avesse una natura benigna e di facile risoluzione, Luca ricorda una preoccupazione così forte da fargli temere d’impazzire.
Da quel momento la sua attenzione funziona come uno scanner continuamente attivo alla ricerca di segni di una grave malattia. Parte della sua giornata lavorativa è impegnata su internet, alla ricerca di informazioni che avvalorino l’idea di questa o quell’altra diagnosi. Quando lo scanner segnala un numero sufficiente di sintomi a favore della diagnosi su cui si è documentato si rivolge al medico di famiglia indicandogli gli accertamenti del caso a cui sottoporsi. Ma quando il medico ha preso posizione rifiutandosi di assecondare le sue richieste, l’ansia di Luca sarebbe diventata incontenibile. A nulla sono valse le rassicurazioni dei famigliari che ormai esausti lo indirizzano a medici specialisti. Il suo migliore amico lo accompagna preoccupato in terapia. Lo attende in sala d’attesa con in mano gli opuscoli informativi sulle diverse patologie che Luca ha collezionato negli ultimi mesi.”
Nel corso della vita tutti noi siamo stati in ansia per la nostra salute almeno una volta o in più occasioni. Siamo però alle prese con un Disturbo d’Ansia per le malattie (o Ipocondria) vero e proprio quando questa preoccupazione diventa un problema in sé che condiziona la qualità della nostra vita.
In questo disturbo normali segni o sensazioni fisiche vengono interpretati come sintomi di una grave malattia. La preoccupazione è eccessiva e sproporzionata. Talvolta, assume una forma così pervasiva da divenire un elemento centrale nell’immagine di sé: queste persone si descrivono invariabilmente come deboli e vulnerabili (alle malattie) sul piano fisico e psicologico.
La preoccupazione si associa invariabilmente a una reazione d’ansia, che può essere così intensa da prendere la forma di veri e propri attacchi di panico.
Molto frequentemente la persona ha dei pensieri sotto forma di vivide immagini negative di parti del corpo o di organi che non funzionano o che funzionano in modo inadeguato. Per esempio, alcune persone riferiscono l’immagine del loro cuore che scoppia, i polmoni che non si riempiono completamente d’aria, il cancro che distrugge parti del loro corpo, ecc.
Quando la preoccupazione (o le immagini) ipocondriaca si presenta la persona si affatica in comportamenti finalizzati a ridurre l’ansia associata. Alcuni esempi possono essere:
-controlli ripetuti ed eccessivi, per esempio controlli sul proprio corpo alla ricerca di segni di malattia, esami clinici e diagnostici, consulenze mediche specialistiche ecc;
-comportamenti di evitamento disadattivi per la sua stessa vita, per esempio, evitare gli sforzi fisici, situazioni in cui si parla di temi di salute, o guardare programmi televisivi relativi a malattie, evitare gli appuntamenti dal medico, ecc;
-comportamenti protettivi messi in atto al fine di prevenire il rischio di malattie future; per esempio, assumere preventivamente dei farmaci o auto-prescriversi un periodo protratto di riposo, in assenza di indicazioni mediche specifiche;
-ricerca di rassicurazioni da parte del personale sanitario o dei familiari, che però alleviano l’ansia soltanto nell’immediato e in modo transitorio (per qualche ora o giorni).
Alcuni fattori poi concorrono a mantenere questo circolo vizioso di preoccupazione-ansia-comportamenti protettivi. In primis, l’attenzione selettivamente focalizzata sui processi fisiologici (ad esempio la respirazione o il battito cardiaco), sugli aspetti esteriori del proprio corpo (es., piccole escoriazioni o macchie sulla pelle), o sulle informazioni (es., statistiche sui tumori) che confermano la convinzione di malattia. Ogni altro dato o informazione che dimostri il buono stato di salute viene trascurato dalla mente dell’ipocondriaco.
Un secondo fattore di mantenimento è rappresentato dalle rimuginazioni sul proprio stato di salute e sulle preoccupazioni stesse per il proprio stato. Nella mente di un ipocondriaco preoccuparsi implica la possibilità di prevedere. Vien da sé che smettere di preoccuparsi rappresenta ai suoi occhi un abbassare la guardia ed esporsi a un rischio aumentato.
In entrambi i casi, l’ansia attivata induce un incremento dell’arousal fisiologico che, a sua volta, aumenterà i sintomi e le interpretazioni erronee.
L’ipocondria può avere un impatto deleterio sulle relazioni sociali di chi ne è affetto. Spesso la preoccupazione per le malattie diviene l’argomento principale di conversazione, generando noia e disagio negli interlocutori. Familiari e amici manifestano spesso stress e sentimenti di stanchezza rispetto alle preoccupazioni esagerate e alla costante ricerca di rassicurazioni.
L’esordio, la prevalenza e il decorso
L’insorgenza dell’ipocondria si colloca nella prima età adulta e nella mezza età (20-40 anni). Sembra colpire in maniera indifferenziata uomini e donne.
Ha una prevalenza difficile da definire: i tassi variano tra 1,3% e 10% nella popolazione generale ma, nei contesti di medicina generale, oscillano tra lo 0,8% e l’8,5%.
L’andamento del disturbo, se non trattato è cronico, sviluppandosi in maniera non sistematica attraverso episodi acuti della durata di mesi o anni.
Le cause
Secondo diversi studi scientifici l’Ipocondria può essere scatenata da un evento critico diretto (come la cura di una malattia in età infantile che abbia comportato l’ospedalizzazione), o indiretto (come la morte di un parente a causa di una violenta malattia); oppure da una sovraesposizione a informazioni o notizie connesse al tema della salute (ad esempio, una esposizione a informazioni relative a patologie mediche).
La valutazione
Per poter comprendere il funzionamento del disturbo e impostare un trattamento efficace si procede alla raccolta di informazioni attraverso:
-valutazione psicodiagnostica: si avvale dell’impiego di una batteria di questionari auto ed etero somministrati;
-valutazione clinica: la quale comprende la raccolta di informazioni sulle visite mediche, sulle analisi e sugli esami effettuati che sono utili per escludere problematiche organiche reali;
-valutazione cognitiva e comportamentale: include l’analisi delle situazioni stimolo (interni o esterni) che attivano la preoccupazione, le conseguenze temute e i comportamenti attuati.
La cura
Generalmente la persona affetta da Ipocondria giunge all’osservazione clinica dopo aver consultato molti medici specialisti o su sollecitazione dei familiari, ormai sfiniti dalle continue richieste di rassicurazione. Ma la sua motivazione al trattamento è assai labile.
Parte integrante del problema è la difficoltà a riconoscere l’origine psicologica del problema, per cui la persona accede alla psicoterapia con l’obiettivo di “riuscire ad avere la certezza di non soffrire di una malattia”. Di contro, obiettivo di una qualsivoglia psicoterapia è quello di aiutare la persona a interrompere la preoccupazione di avere una malattia.
Quando si riesce a costruire una buona alleanza terapeutica con un accordo sugli obiettivi da raggiungere, l’intervento è solitamente di tipo integrato (farmacologico e psicoterapeutico).
La Psicoterapia Cognitivo Comportamentale
Per quanto riguarda le varie forme di psicoterapia, diversi studi indicano come trattamento di prima scelta la psicoterapia cognitivo-comportamentale. Questa rappresenta un’opportunità in più per capire e gestire i propri sintomi, imparare a normalizzare le alterazioni somatiche senza spaventarsi.
La psicoterapia cognitivo comportamentale dell’Ipocondria si articola in alcune fasi:
-formulazione di un contratto terapeutico che contiene le regole del setting terapeutico e gli obiettivi terapeutici a medio e lungo termine;
-condivisione del modello cognitivo comportamentale e psicoeducazione sull’ansia e sul disturbo stesso;
-identificazione, confutazione dei pensieri e delle interpretazioni disfunzionali sulla pericolosità percepita dello stimolo fobico e sul senso di sé come vulnerabile, attraverso l’impiego di tecniche cognitive;
-interruzione dei circoli viziosi di mantenimento del disturbo mediante il ricorso a un programma di esposizione e prevenzione della risposta;
-promozione dell’accettazione del rischio di ammalarsi nel corso della vita;
-prevenzione delle ricadute e incontri di follw-up a cadenza trimestrale.
La Farmacoterapia
Il Disturbo da Ansia di Malattia (Ipocondria) può trarre giovamento dall’uso di SSRI (quelli maggiormente studiati sono Fluoxetina, Paroxetina, Citalopram e Fluvoxamina) o, in caso di mancata risposta, dall’uso di antidepressivi triciclici (come la Clomipramina) o di SNRI (come la Duloxetina) con risposta protratta nel tempo nel 60% dei casi.
Riferimenti
Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali. DSM-5. APA (2014). Raffaello Cortina Editore.
Trattamento dei disturbi d’ansia. Guide per il clinico e manuale per chi soffre del disturbo. G.Andrews, M.Creamer, R.Crino, C.Hunt, L.Lampe, A.Page (2003). Centro Scientifico Editore.
I protocolli clinici della terapia cognitivo-comportamentale. Carmelo La Mela (2016). Maddali e Bruni.
Letture consigliate
Ipocondriaci. Come liberarsi dalla paura delle malattie. B.Hogan, C.Young, F.Beretta. Red (2017)
La paura delle malattie. Affrontare e superare l’ansia per la salute e per l’ipocondria. G.J.Asmudson, S.Taylor, A.Pioli. Erickson (2018)
Ipocondria, Ansia per le Malattie e Disturbo da sintomi Somatici. Guida per il clinico e manuale per chi soffre del disturbo. D.Leveni, M.Lussetti, D.Piacentini. Erickson (2011)
Film consigliati
Il Malato Immaginario, 1979 – di Tonino Cervi
Papà ho trovato un amico, 1991 – di Howard Zieff
Hannah e le sue sorelle, 1985 – di Woody Allen
Supercondriaco. Ridere fa bene alla salute,2014 – di Dany Boon
Maledetto il giorno in cui t’ho incontrato, 1992 – di e con Carlo Verdone